
Storie in libertà – Louis Zamperini “Il sopravvissuto che trovò la libertà nel perdono”
Si può essere liberi a bordo di una zattera alla deriva in mezzo all’Oceano? O dentro una prigione militare, sottoposto per 24 interminabili mesi, a torture e privazioni di ogni genere? La risposta è sì. La storia di Louis Zamperini, atleta americano di origini italiane, dimostra che nessuna catena e nessun avversità possono imprigionare un cuore coraggioso e libero. Scopriamola.

Dall’infanzia turbolenta alla passione per la corsa
Louis nasce nel 1907 a Olean da Anthony e Louise, immigrati italiani provenienti da Castelletto di Brenzone, in provincia di Verona. In California l’infanzia è segnata da numerose difficoltà e Louis, giovanissimo, rischia già di perdere la strada tra alcool e violenze. A rimetterlo in carreggiata è il fratello Pete, ma soprattutto l’amore per la corsa. Una passione iniziata nei polverosi campi della scuola che, in breve tempo lo portano alla ribalta del podismo nazionale.

Gloria olimpica e venti di guerra
Nel 1934 Zamperini stabilisce il record mondiale interscolastico che gli apre le porte dell’Università del Sud della California. Nel 1936 il mezzofondista statunitense stacca il “pass” per le Olimpiadi di Berlino, in occasione delle quali il Reich hitleriano fa sfoggio di tutta la sua potenza e del suo apparato propagandistico. Louis arriva in finale dei 5mila metri, ma non conquista nessuna medaglia, giungendo al traguardo all’ottavo posto. Nonostante tutto riesce a lasciare il segno su quei giochi, grazie ad un ultimo giro percorso a grande velocità, svolto in soli 56 secondi. Uno sprint che colpì Fuhrer, il quale, a fine gara, volle stringergli personalmente la mano.
Chissà se si saranno guardati negli occhi i due? Probabilmente sì. In quel momento in cui la grande storia si è incrociata con quella di un podista americano è come se il destino avesse voluto intrecciare, per un attimo due vite destinate a prendere strade completamente diverse.

Nel destino di Louis c’è il Giappone
Nel 1940 i sogni olimpici di Louis sfumano: non andrà a Tokyo a causa della guerra, eppure il Giappone è scritto nel suo destino. Arruolato come bombardiere, nel 1943 l’aereo in cui sta volando viene abbattuto e precipita nell’Oceano Pacifico. Degli undici membri dell’equipaggio sopravvivono in tre, solo due però riusciranno a resistere per 57 lunghissimi giorni su una zattera alla deriva. Ai poveri naufraghi avrebbero fatto comodo le tecnologie che oggi abbiamo a disposizione, ma è solo la straordinaria forza di volontà che permette a Louis e al suo compagno di sopravvivere. Quando approdano su una delle isole Marshall vengono arrestati dai giapponesi e da questo momento inizia un inferno durato due lunghi anni. Due anni durissimi trascorsi sotto le spietate “attenzioni” del sergente Mutsuhiro Watanabe, soprannominato dai prigionieri “the bird”, l’uccello.
La forza di volontà sviluppata e allenata in tanti allenamenti e attraverso la dedizione per la corsa sarà fondamentale per riuscire a sopravvivere in una situazione di costanti privazioni e soprusi.
Da sopravvissuto a eroe nazionale
Quando rientra negli Stati Uniti Louis Zamperini viene accolto come un eroe dai suoi connazionali. La nuova sfida che attende Louis è forse la più difficile: riuscire a ricominciare una vita normale. Ci riesce grazie a una scelta fondamentale, che è quella del perdono e della riconciliazione. Una scelta che gli consente, non solo di superare i traumi della guerra e della prigionia, ma anche di andare incontro. Fare rete con le persone, incontrare l’altro e conoscerlo oltre la guerra e la violenza diventa per Louis una ragione di vita. Quella che lo salverà dal rancore e dalla follia. Nel 1950 vola ancora in Giappone, questa volta per riabbracciare quegli uomini che erano stati i suoi aguzzini.

La vittoria più importante è quella sullo spirito di vendetta
Tutta la vita di Louis sarà caratterizzata da questo anelito al perdono, perché è nel perdono che troverà la sua libertà. Nel 1997 tornerà a Tokyo per portare la torcia olimpica in occasione dei giochi invernali e cercò di incontrare l’ultimo “nemico” a cui ancora non era riuscito a stringere la mano: Mutsuhiro Watanabe. The Bird gli rifiutò sempre questo appuntamento giustificando fino alla fine il comportamento disumano tenuto nel campo di prigionia come trattamento riservato ai nemici del Giappone.
Prima di morire Louis fa in tempo a rivedere lo stadio Olimpico di Berlino dove corse ai Giochi nel 1936. Nel 2014, anno della sua morte, esce un film dedicato alla sua storia, diretto da Angelina Jolie e tratto dal libro “Sopravvissuto” scritto dallo stesso Zamperini insieme a David Rensin. Una vicenda umana divenuta epopea grazie all’amore per la vita e per la libertà.
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