
Breve storia dei sistemi di videosorveglianza
Il “Grande fratello vi guarda”. Oggi parliamo di storia della videosorveglianza e non potevamo non iniziare citando uno dei romanzi cult di tutti i tempi, firmato da George Orwell. In 1984 lo scrittore britannico racconta di una società distopica in cui il controllo dei cittadini è sviluppato capillarmente e si avvale, tra i vari strumenti, anche di quello della videosorveglianza. L’occhio del Grande fratello è sempre acceso sulla vita di tutti, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Una prospettiva angosciante, che ci mostra il lato oscuro dei sistemi di sorveglianza come strumenti di controllo e di repressione. C’è anche un lato buono, ovviamente, che grazie all’utilizzo dei sistemi di videosorveglianza ha reso migliore, più sicura e semplice la vita di molte persone.

Videosorveglianza, una storia recente
Al di là delle suggestioni letterarie e ai dibattiti etici sul tema, concentriamoci sulle tappe che hanno portato i sistemi di videosorveglianza ad essere, oggi, sempre più evoluti e affidabili dal punto di vista tecnologico.
Rispetto ai sistemi anti intrusione, la storia degli impianti di videosorveglianza è molto più recente e si sviluppa sull’evoluzione della tecnologia composta da telecamere o altri strumenti posizionati in modo tale da trasmettere delle immagini. Una “struttura” così agile e semplice, si evolve in maniera rapida e costante, man mano che le tecnologie associate a questi elementi “di base” si evolvono.
Se vogliamo ripercorrere rapidamente la road map dei sistemi di videosorveglianza dobbiamo spostare le lancette della storia al 1942, in pieno secondo conflitto mondiale. L’ingegnere tedesco Walter Brunch creò un sistema di monitoraggio dei razzi V2 attraverso un impianto realizzato dalla Siemens.
Dieci anni più tardi, è il 1952, l’Ampex lancia il primo prototipo di registratore video su nastro magnetico e quattro anni dopo, siamo nel 1956, sempre Ampex lancia il VR-1000 il primo della serie dei registratori su nastro video da 2 pollici su 4 tracce. Siamo a un passaggio importante perché con questa tecnica viene registrata la prima trasmissione in differita, il notiziario della CBS.
Intorno alla fine degli anni Sessanta nasce VR-3000, il videoregistratore portatile che cambia profondamente la registrazione televisiva rendendola sempre più semplice e agevole.

La videosorveglianza al servizio della sicurezza
Parallelamente alle innovazioni in campo televisivo si iniziano ad apprezzare anche le opportunità legate al controllo del territorio che le nuove tecnologie comportano. Siamo agli inizi degli anni Settanta e nel Regno Unito, alle prese con la questione nordirlandese e alla guerriglia dell’IRA, iniziano a diffondersi sul territorio molti impianti di videosorveglianza a scopo preventivo e di controllo. Nel 1972 la Philips lancia sul mercato N1500 un sistema di videoregistrazione domestica, molto più maneggevole e piccolo. Siamo al grande salto nel mondo dei registratori VHS attraverso i quali è possibile registrare centinaia di ore di filmati su una stessa videocassetta. È il 1996 quando Axis Communications presenta la prima telecamera IP, che fa entrare in scena internet collegandolo con un web server e integrando il tutto nel medesimo dispositivo.

2000, l’analogico lascia spazio al digitale
Con il terzo millennio la videosorveglianza attraverso la trasmissione di dati analogici lascia spazio al digitale. I nuovi sistemi di sorveglianza a circuito chiuso (CCVT) permettono di vedere in tempo reale e registrare cosa sta succedendo negli ambienti di lavoro, con una qualità delle immagini nitida ed affidabile anche di notte o in situazioni di visibilità precarie.
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