
Rupofobia – se pulizia fa rima con malattia
“Mettiti le pattine!”, “Fila a lavarti le mani!”, “Non sollevare la polvere!”. Alzi la mano chi, nella propria vita non si è imbattuto in qualche raccomandazione di questo genere. Che siano state mamme attente alla salubrità della casa, nonne premurose della nostra igiene personale, amiche o amici un po’ fissati con le pulizie, ognuno di noi si è trovato di fronte a qualche zelante tutore dell’ordine e del pulito.

Igiene e pulizia, quando il “troppo stroppia”
Mai come in questo ambito vale la regola del troppo che stroppia. Se la pulizia e l’igiene sono valori del tutto legittimi e virtuosi, è altrettanto vero che il rischio di degenerare in fissazioni è dietro l’angolo. Esiste una vera e propria patologia che si chiama “rupofobia”, una parola di origine greca composta da “rùpos” che significa “sudiciume” e “phóbos”, “paura”.

Sporcizia, ti temo
Per il rupofobico la sporcizia è il nemico numero uno, da cui deriva una paura patologica verso gli oggetti e le persone che lo circondano. Una paura spesso irrazionale, poiché in realtà magari la sporcizia che lui vede esiste solo nella sua testa. Tutto diventa potenziale fonte di contaminazione e tutto deve essere pulito, sanificato, igienizzato.

Germofobici, sindrome di Pilato, tante varianti per un’unica ossessione
Talvolta c’è una tendenza ossessiva a pulire sé stessi o a igienizzare continuamente la casa e tutti gli ambienti in cui ci si trova a trascorrere la giornata.
Ci sono delle “varianti” o, se preferite delle specifiche declinazioni della rupofobia. La sindrome di Pilato, per esempio, si riferisce alle persone ossessionate dalla pulizia delle mani. Ogni occasione è buona per insaponarsi e lavarsi, accompagnati dalla paura costante di non trovare la situazione giusta per darsi una provvidenziale igienizzata. Ci sono poi i nemici giurati dei germi, i germofobici che vedono in ogni oggetto, in ogni superficie in ogni stretta di mano un potenziale pericolo di contrarre pericolose malattie.

Tempi duri per i rupofobici
Anche guardando alla difficile fase che stiamo attraversando, si capisce che la vita per il rupofobico è tutt’altro che facile. Prima dell’aiuto psichiatrico (nei casi più gravi ovviamente), c’è un deterrente che può arrivare dalla tecnologia a smorzare la paura della sporcizia. Esistono, per esempio, impianti di sanificazione di ultima generazione, che sanificano l’aria creando uno scudo protettivo antimicrobico su tutte le superfici e persistente per diversi giorni.
In ambito professionale, per chi sente il bisogno di un controllo sulle distanze tra le persone esistono impianti che permettono a uffici ed esercizi commerciali di avere sempre il pieno controllo delle distanze fra le persone presenti, segnalando qualunque caso di eccessiva vicinanza.
Questi sono solo due esempi che toccano solo marginalmente il problema della rupofobia riconducibile a una singola persona. Se l’idea dell’igiene diventa un’ossessione e una fobia, non resta che farsi aiutare, cercando di riportare nell’alveo della ragione una paura eccessiva.
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